di Giuliana Cicuto [1]
Il 21 gennaio si è celebrata la Giornata Mondiale dell'Abbraccio.
La Giornata è un'occasione per ritrovare il contatto emotivo e il piacere di un abbraccio; gesto che, con la pandemia, è stato prima cancellato (obbligo di tenere il distanziamento) e poi trasformato (possiamo avvicinarci agli altri con i gomiti o unire le mani con un piccolo inchino); ma anche prima dell'era Covid, purtroppo, se ne era persa la valenza per la frenesia e i ritmi accelerati che scandivano la vita nel mondo occidentale.
Il potere “curativo” degli abbracci è noto da sempre. Gli antichi Celti, per migliorare il benessere e ritrovare la serenità, prescrivevano una pratica “medica” chiamata silvoterapia, che consisteva nell’abbracciare un albero!
“Ci si abbraccia per ritrovarsi interi” scriveva Alda Merini evocandone il potere terapeutico.
L'essere vivente è spontaneamente portato a cercare il contatto con l'altro; l'abbraccio è un gesto primordiale, è il primo contatto tra la mamma e il neonato pochi minuti dopo la nascita, rappresenta una rassicurazione, una consolazione, trasmette calore e protezione.
Secondo i ricercatori dell'Università di Amsterdam, la Hug Therapy o terapia dell’abbraccio, aiuta a dominare ansie, depressione e stress, contribuendo inoltre a renderci mentalmente più forti e più felici. L’abbraccio può provenire da o essere donato a persone molte diverse: partner, amici, genitori, nonni, fratelli, figli, nipoti, colleghi.
La pandemia ci ha messo di fronte a sentimenti quali la solitudine, l’impotenza, l’isolamento, la noia, la tristezza e l’insicurezza e oggi, più che mai, tutti abbiamo compreso quanto il contatto fisico e l'affetto possano far bene al morale e alla nostra salute fisica e psichica.
Il lavoro psicoterapeutico con i suoi abbracci più o meno metaforici permette a chi soffre di ritrovare vicinanza, autostima e una nuova e profonda conoscenza di Sé.
Spostando la riflessione su alcuni aspetti clinici, possiamo dire che anche all’interno di un percorso di psicoterapia dove due perfetti sconosciuti si incontrano e l’unico gesto di contatto fisico (almeno prima del Covid) era una stretta di mano, possiamo ritrovare degli abbracci.
Hanno una forma più mentale, simbolica ma sono ugualmente empatici e carichi di emozioni.
Il primo abbraccio terapeutico è dato dalla stanza d’analisi che lo psicoterapeuta crea con cura immaginando i suoi futuri pazienti: confortevole, accogliente, protetta e contenitiva.
Successivamente è l’abbraccio-ascolto: si costruisce uno spazio dove il paziente sente di potersi fidare ed affidare a quel perfetto sconosciuto che è pronto/a ad ascoltarlo, a comprenderlo senza giudizio, a seguirlo in un tratto del suo percorso di vita creando un filo sottile, ma resistente che percorre tutta la sua storia personale.
Arriva poi l’abbraccio-temporale: il lavoro costante, fatto di sedute settimanali scandite in un giorno ed un orario preciso, diventano l’abbraccio più rassicurante che, una persona in difficoltà psicologica, possa ricevere. Il paziente sa che il terapeuta lo attende e dedica a lui/lei un tempo ed uno spazio personale, privato, tutelato dal segreto professionale.
E’ poi il momento dell’abbraccio emotivo: paziente e terapeuta si ritrovano, lungo il percorso psicoterapeutico a parlare di amore/odio, sostegno/abbandono, tenerezza/sofferenza, gioia/dolore.
Le due persone, apparentemente distanti, dentro la stanza d’analisi, iniziano a percepire un’energia positiva e straordinaria; anche il silenzio diventa un abbraccio caloroso perché permette di riflettere in modo costruttivo, dando un senso nuovo alle cose che accadono e che si percepiscono; il paziente inizia a sentirsi più sicuro, riconosciuto nella sua interezza e specificità; piano piano ciò che era vissuto negativamente in quanto sconosciuto assume un'altra valenza, i limiti si trasformano in risorse e le risorse finalmente in strumenti personali su cui la persona può contare. Il paziente inizia una nuova avventura, un progetto con al centro Sé stesso o Sé stessa “abbracciando” l’idea di poter uscire da un disagio psicologico con l’aiuto, la fiducia, la vicinanza e la confidenza che viene riposta nella psicoterapia.
Un abbraccio speciale, almeno per noi psicoterapeuti ad indirizzo psicoanalitico, sono i sogni, fedeli compagni di viaggio che non abbandonano mai il paziente e il terapeuta e che ci permettono di creare un legame importante con l’inconscio e con il mondo interno. I sogni con le loro immagini, i loro enigmi da risolvere, i loro significati più profondi sono l’abbraccio che non ci lascerà mai e che si stringe o si allarga a seconda del nostro stato d’animo.
Anche l’ultimo abbraccio è molto importante. Rappresenta i saluti, il commiato, il distacco. Da un lato può essere vissuto negativamente perché si va a creare una separazione, ma dall’altro lato è rappresentativo del fatto che il paziente sta meglio, si è preso cura di Sé e si rende nuovamente autonomo nel suo percorso di vita, crescita e cambiamento.
[1] Psicologa – Psicoterapeuta, socio fondatore dell’Istituto Psicoanalitico Forbas